Interrogazione dossier del Movimento 5 Stelle firmata da 37 parlamentari al Senato. Prima firmataria Paola Taverna ed il capogruppo Morra e siciliani Bertorotta, Catalfo, Campanella e Santangelo.
"Il Ministro della Salute Lorenzin è a conoscenza dell'attuale frammentarietà e disomogeneità dei Registri Tumori presenti sul territorio nazionale, in particolare per quanto riguarda la totale assenza degli stessi in molti territori che figurano tra i più colpiti dall'inquinamento ambientale e industriale?". Lo chiede il Movimento 5 Stelle Senato con una interrogazione dossier firmata da trentasette parlamentari e che vede come primi firmatari Paola Taverna e il capogruppo Nicola Morra ed i rappresentanti siciliani Bertorotta, Catalfo, Campanella e Santangelo.
"Questa mancanza è una grave violazione del fondamentale diritto alla salute sancito dall'art. 32 della Costituzione" spiegano i parlamentari a 5 stelle. "L'attuale quadro normativo va rivisto perchè sembra generare ostacoli considerevoli alla creazione dei registri tumori nelle Regioni che sono contemporaneamente sottoposte a piani di rientro e commissariate, costituendo, a parere degli interroganti, un'ulteriore violazione della Costituzione". "Quali azioni si intendono attuare ?" è la domanda che Taverna e gli altri 37 parlamentari del Movimento 5 Stelle chiedono sia al Ministro dell'Ambiente che quello delle Finanze Saccomanni per quanto riguarda il finanziamento dei registri tumore.
IL DOSSIER DEPOSITATO IN SENATO TRAMITE L'INTERROGAZIONE DEI PARLAMENTARI AL SENATO DE M5S
"Proprio le Regioni con piani di rientro e commissariate corrispondono a quelle più scoperte d'Italia: nel Lazio vi sono infatti quattro province prive di Registro su cinque (unica eccezione virtuosa la Provincia di Latina) così come in Calabria (unica eccezione la Provincia di Catanzaro), nella Campania tre province su cinque (uniche eccezioni le Province di Napoli e Salerno), con l'Abruzzo e il Molise che non ne posseggono neanche uno" denuncia la Taverna.
AGENZIA EUROPA AMBIENTE ; 60 FABBRICHE ITALIANE NELLA BLACK LIST SITI TOSSICI EUROPEI - "In base al rapporto 2011 dell’Agenzia europea per l’ambiente (Eea) sull'inquinamento prodotto dagli stabilimenti industriali in Europa, più di 60 fabbriche italiane compaiono nella lista dei 622 siti più "tossici" del continentee molti di questi sono ubicati in province che attualmente risultano sprovviste di un Registro tumori, né di popolazione né specializzato" spiegano i parlamentari del Movimento 5 Stelle.
PUGLIA "in Puglia il territorio della Provincia di Brindisi risulta attualmente scoperto, nonostante vi sia la centrale Enel termoelettrica a carbone Federico II di Cerano, la seconda più grande del Paese dopo Civitavecchia, che figura al 18esimo posto della classifica (prima tra le italiane) e, a partire da un esposto presentato dagli agricoltori locali, la procura di Brindisi ha aperto una inchiesta, nell'ambito della quale una perizia affidata a Claudio Minoia, direttore del laboratorio di misure ambientali e tossicologiche della Fondazione Maugeri di Pavia, afferma che a contaminare i terreni, le colture, l’acqua e l’atmosfera sarebbe proprio la polvere del combustibile usato nella centrale" si spiega nell'interrogazione.
SARDEGNA - "Nella stessa situazione si trovano in Sardegna le province di Cagliari e quella di Carbonia-Iglesias, sebbene nel territorio della prima siano site le Raffinerie Sarde Saras di Sarroch di proprietà della famiglia Moratti, l'impianto più grande d’Italia, con una capacità di produzione di 15 milioni di tonnellate annue di petrolio e collocato al 69esimo posto nella lista dell'Eea" denuncia la Taverna. "Anche qui la procura della Repubblica di Cagliari ha aperto un fascicolo sulla attività della Saras e sulle presunte conseguenze per la salute degli operai e degli abitanti di Sarroch, mentre in quello della seconda vi sia la centrale “Grazie Deledda” di Portoscuso, nel Sulcis, al 186esimo posto della classifica Eea, sita in un bacino che accoglie aziende diverse, dalla produzione di alluminio (Alcoa, Eurallumina), bitume e polistirolo, al trattamento dei gas e alla gestione di rifiuti speciali e mercantili, con l'ulteriore presenza di una miniera di carbone (Carbosulcis spa): secondo un dossier realizzato da TzdE “Energia e Ambiente”, solo nell’area di Portoscuso tra il 1997 e il 2003 si sarebbe registrata un'incidenza del tumore ai polmoni superiore al 30% rispetto alla media regionale" continua il documento depositato in Senato.
SICILIA - "Non esiste un registro tumori nella Provincia di Caltanissetta, nonostante la presenza del polo petrolchimico di Gela, un'area dichiarata "a elevato rischio ambientale" da uno studio dell’Istituto superiore di sanità (Iss), che ha osservato un’alta incidenza di patologie tumorali sia negli uomini che nelle donne: i siciliani che lavorano o abitano attorno a questi stabilimenti industriali, secondo l'Iss, si ammalano soprattutto di "tumore maligno del colon retto, della laringe, della trachea, bronchi e polmoni" continua la denuncia dei trentasette parlamentari al Senato del Movimento 5 Stelle.
ROMA - "Un registro tumori non esiste nella Provincia di Roma, tra le più popolose d'Italia, nel cui territorio sono presenti, ad esempio, la centrale termoelettrica Enel a carbone di Torrevaldaliga Nord, nonché la tristementefamosa discarica di Malagrotta, tra le più grandi d'Europa (240 ettari, tra le 4500 e le 5000 tonnellate di rifiuti scaricati ogni giorno, 330 tonnellate di fanghi e scarti di discarica prodotti ogni anno).