Dr. Riccardo Picone Giornalista componente della Stampa Parlamentare Siciliana

venerdì 21 giugno 2013

SICILIA ALLO ZEN E A BRANCACCIO MONTA LA PROTESTA DEI TANTI ESCLUSI DAI CRITERI, NOTI DA TEMPO, DELLA SOCIAL CARD. LO REGISTRA LA CGIL: «TANTI NUCLEI FUORI»

Palermo 21 giugno 2013 - Nei quartieri periferici come Zen e Brancaccio pochi hanno i requisiti per la “social card”, la carta acquisti sperimentale, e monta la protesta per l’aspettativa delusa. È quanto sta registrando la Cgil in questi due primi giorni di presentazione della richiesta. “Le circoscrizioni sono invase da persone che non riescono a farsi una ragione di non avere i requisiti e vengono a lamentarsi anche da noi, prendendosela per la loro esclusione - dichiara Adele Cinà, responsabile Cgil delle sedi dello Zen e di Brancaccio - In effetti, soprattutto allo Zen ma anche a Brancaccio, è difficile trovare almeno un componente nel nucleo familiare che abbia lavorato, naturalmente non in nero, negli ultimi tre anni. Così come spesso vi sono nuclei familiari abbastanza grandi, di 8 o 10 persone, con zero reddito Isee, ma se il nucleo percepisce già un assegno sociale e un'indennità di accompagnamento per qualcuno della famiglia viene superato il requisito dei 600 euro mensili e sono tagliati fuori». 

I requisiti contenuti nel decreto del ministero del Lavoro, di concerto con il ministero delle Finanze, erano noti da sempre. La stessa Cgil nelle sue sedi distaccate aveva fatto ampia opera di informazione prima della pubblicazione del bando. «Abbiamo provato a spiegare in anticipo a molte persone che non rientravano nei criteri per chiedere la carta. Ma abbiamo pur sempre dovuto rimandare al momento della pubblicazione del bando - aggiunge Adele Cinà - È una carta pensata per i “nuovi poveri”, come tutti si sono affrettati a dire. Ma ai “vecchi poveri” cosa diamo? Non volendo erogare solo assistenza, cosa proponiamo? E’ anche arrivato il tempo di smascherare i “finti poveri” e di eliminare le disuguaglianze anche nell’erogazione di sussidi e contributi razionalizzando il più possibile». «Ora - conclude Adele Cinà - resta solo da fronteggiare la rabbia di tanta gente che in ogni caso si sente presa in giro dalla politica che ha prodotto un provvedimento che non può dare risposta alla stragrande maggioranza delle famiglie in stato di povertà assoluta a Palermo».